Rafforzare l’interiorità per proteggerci dalla fragilità.

Lo spazio è stato l’argomento del sesto incontro della serie Fragile, ma non si rompe. Dopo la paura, il tempo, l’atteggiamento, la comunicazione martedì 28 aprile abbiamo
affrontato le relazioni che ci sono fra spazio interno, spazio esterno, spazio virtuale.

Il tema dello spazio è nato da una richiesta di una delle partecipanti agli incontri Michela Bellomo: “ho suggerito di parlare di spazio, grazie all’idea che lo spazio intorno a noi è visto in modo diverso. Abbiamo più spazio intorno perché dobbiamo tenere una certa distanza uno dall’altro, ma allo stesso tempo abbiamo anche meno spazio perché siamo obbligati a vivere in casa. Lo chiamerei Spazio variabile ma come ci rapportiamo a questo spazio variabile?”

“Con il rafforzamento dello spazio interiore”, è stata la mia risposta, “con la capacità che abbiamo di coltivare la nostra interiorità. Pensiamo a Mandela e a quanti anni è stato in carcere. Ce l’ha fatta a sopportare la prigionia solo perché aveva un grande sogno che alimentava ogni giorno, rinvigorendolo con il proprio spirito”.

Lo spazio è una dimensione fondamentale per la felicità umana e per la nostra antifragilità, una dimensione vitale per l’individuo.

Quando una persona è in pace con se stessa, vive bene lo spazio.

Quando è tormentata sta male nello spazio. Pascal diceva che tutti i guai degli uomini nascono dal fatto che le persone non sono in grado di stare con se stessi.

A supportare la tesi di quanto sia importante coltivare il proprio spazio interiore per i sogni, ma anche per i desideri più futili, mi è venuto in aiuto un bell’articolo di Claudio Magris sul Corriere della sera del 25 aprile intitolato: La saggia tenda di Churchill.

A Londra in King Charles Street c’è il Churchil Museum and Cabinet War Rooms, dove si riuniva il governo britannico durante la seconda Guerra mondiale.

In una stanza c’è una grande cartina geografica dove ogni giorno venivano segnati i luoghi delle battaglie. E una grande tenda che si poteva chiudere in modo da coprire la grande carta geografica.

In quella stanza dormiva Churchill e la tenda l’aveva voluta lui. Finito di analizzare gli scenari di guerra il Primo Ministro Inglese tirava la tenda.

Solo così si possono vincere le guerre, lottando strenuamente, ma senza venirne completamente assorbiti. Senza permettere che il nemico occupi tutti i pensieri e i sentimenti e difendendo un piccolo, ma libero spazio per i desideri, i progetti anche futili le speranza anche puerili. I gusti personali. La mobilitazione generale è necessaria, ma sono necessarie le ore di sonno in cui si sognano cose piacevoli.

Forse anche grazie a quella tenda l’Inghilterra non è stata piegata.

Coltivare i propri spazi, relazionarsi con lo spazio esteriore attivando i cinque sensi, costruire un proprio spazio esteriore e vivere lo spazio virtuale consapevoli che è una dimensione che vive lo spazio e il tempo con regole diverse da quelle dello spazio reale, sono stati alcuni dei punti affrontati nel webinar.

Anche Venezia ha avuto il suo spazio nell’incontro del martedì.

Città fragile, ma anche antifragile esempio emozionale della fragilità dell’uomo, ma anche della sua sapienza che l’ha costruita fissandola al terreno con pali di legno, permettendole di vivere, piena di bellezza, nei secoli dei secoli.

Venezia città sull’acqua è la nostra speranza, che nel silenzio di oggi rispecchia la sua e nostra fragilità.