Siamo nella nebbia più totale. Navighiamo a vista come i nostri governanti in attesa che arrivi il Recovery Fund, 300 miliardi fra sussidi, prestiti e programmi europei. Un fiume di denaro che ci illudiamo metterà a posto  tutti. Lo viviamo come una speranza e una salvezza. In realtà il Recovery Fund lo possiamo considerare come un potente analgesico che ristora in parte il presente, ma che annebbia la percezione del futuro.

Nel senso che dopo il secondo lockdown molte imprese le più fragili chiuderanno,  si perderanno posti di lavoro, la situazione sarà drammatica ma allo stesso tempo, chi saprà essere pronto potrà rispondere ai nuovi bisogni, cogliere le nuove opportunità, intraprendere nuovi lavori.

Nello scenario attuale in cui dobbiamo mettere insieme emergenza e prospettive future vi invito a provare a liberarvi dall’inerzia nella quale ci costringono e cercare con le domande giuste di fare chiarezza per liberarvi dalle paure e diventare antifragili, trovare la direzione verso la quale incanalare le proprie energie e conoscenze per diventare strategiche e far la differenza. Il post covid ci aspetta.

In questo senso l’argomento denaro casca a fagiuolo. Fare chiarezza su un argomento che va alla base del sistema nel quale viviamo, ci aiuta ad avere punti fermi.

Il denaro è lo strumento fondamentale di scambio di una società civile. Pensateci bene Se non c’è il denaro c’è il baratto. Se non c’è il baratto c’è la rapina. E dietro alla rapina c’è la violenza.

La prima consapevolezza che vogliamo portare a casa è: il denaro è la cosa più concreta che c’è perché è quella che serve a vivere e a comprare le cose che ci servono, comprese quelle che ci rendono felici!

Appropriamoci della realtà del denaro e liberiamoci fin da subito da pregiudizi, che inquinano la mente del tipo:

I soldi non danno la felicità.

E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entro nel regno di Dio.

Il denaro è lo sterco del diavolo

Liberiamoci anche dalle catene che ci vengono dalle esperienze familiari.

  1. Nella tua famiglia di origine chi guadagnava il denaro era la stessa persona che lo gestiva? 
  2. Fra tuo padre e tua madre c’era un uso diverso del denaro? Es. Tuo padre lo usava per le scelte importanti, tua madre per le scelte quotidiane?

Seconda considerazione che ti porto a fare: donne e denaro sono scollegate, non nel senso che le donne non amino il denaro, o non amino spenderlo, o lo considerino qualcosa di non importante, ma le donne per ragioni antropologiche e storiche avevano altri compiti.

Guadagnare denaro nella maggior parte dei casi era un problema degli uomini, le donne si occupavano di altre cose che hanno considerato sempre più importante del denaro, la cura dei figli, degli anziani, delle relazioni parentali e sociali, della casa.

E’ un punto di partenza importante di cui prendere atto per impostare dalle fondamenta il discorso sul denaro in maniera il più possibile lineare.

Qui di seguito una serie di quesiti per aiutarti a capire quanto poco siamo abituati a farci le domande difficili, quelle che richiedono tempo, ma che aiutano a fare passi in avanti.

  1. Hai mai pensato di essere autosufficiente e se ci hai pensato, quando è stato?
  2. Che cosa hai fatto dal punto di vista economico per diventare autosufficiente. 
  3. Attualmente sei indipendente economicamente? Se non lo sei desideri diventarlo?
  4. A che posto metti il denaro nella tua vita?
  5. Per te cosa viene prima del denaro? 
  6. Che rapporto hai con il denaro?
  7. Che vita desideri fare?
  8. Cosa sei disposto a fare per ottenere la vita che vuoi? 
  9. Immagina come rendere spettacolare la tua attività, in termini di risultati per il cliente.
  10. Cosa pensi di fare con i soldi che guadagnerai, che saranno la tua energia?